C’è un filo rosso nella recente vicenda industriale della Coca-Cola. Il colosso di Atlanta, che basa i suoi bilanci su una bevanda a base di caffeina, sta spostando i suoi interessi su qualcosa di molto più salutare.
Soprattutto non zeppo di zucchero come è la Coca o le bevande collegate. Sempre più nel mirino di medici e nutrizionisti. Una traiettoria che assomiglia a quello che sta facendo il nuovo amministratore delegato della Nestlé, Ulf Mark Schneider, anche lui a caccia di cibi salutari e quindi molto concentrato sul caffè, a cominciare da Nespresso e Nescafé più le recenti acquisizioni.
La notizia di oggi è di quelle importanti perché la Coca-Cola ha deciso di vendere caffè ai brasiliani. D’accordo che il primo produttore al mondo è anche il secondo consumatore dopo gli Stati Uniti, ma vendere caffè al Brasile è proprio come vendere ghiaccioli agli esquimesi. Quindi una notizia grossa.
Una strategia, quella di Coca Cola che parte da lontano. Un corteggiamento al caffè che ha già vissuto tappe importanti in Giappone, con il ready to drink Georgia, prodotto leader nel Paese del Sol Levante e altrove.
A cominciare dal Sud Africa, dove Coca Cola vende caffè, ai Balcani dove, anche se da poco, Cola-Cola usa i suoi furgoncini e camion rossi per portare caffè in molti Paesi.